La storia
di Mascia Quadarella
UN ALTRO NATALE SENZA GIANLUCA
In casa Bianca dopo la scomparsa di Gianluca, da due anni non si festeggia più il Natale. I parenti del capitano scomparso nel luglio del 2012, mentre era impegnato in una battuta di pesca nelle acque libiche, rivendicano la Verità. Intanto, vivono esistenze sospese. Tra l’attesa e la speranza, che ogni giorno si spegne, intanto, la vita continua il suo ciclo ed è nato il piccolo Gianluca, che porta il nome dello zio mai conosciuto.
“Non si festeggerà alcun Natale a casa mia, già lo scorso anno ho dato via l’albero. Questa importante ricorrenza, che unisce tradizionalmente le famiglie e che era particolarmente amata ed attesa da mio figlio, che la viveva con grande entusiasmo e coinvolgimento, assaporando la gioia di stare insieme, non ci sentiamo più di celebrarla, perché acuisce la sua incolmabile assenza”. Mentre sorseggiamo un caffè caldo, prima di iniziare la nostra intervista nella sua casa, di Via Monteforte, esordisce con questa frase, Antonella Moscuzza, madre del capitano Gianluca Bianca, scomparso, dal luglio del 2012, nelle acque libiche, mentre era impegnato in una battuta di pesca al timone della Fatima II, a bordo della quale si ipotizza possa essersi verificato un ammutinamento. Da allora, frammentate notizie, spesso inutili e contraddittorie sulla fine di questo giovanotto in carne, ambizioso, padre di 5 ragazzini, il cui volto è impresso nelle gigantografie che tappezzano ogni parete di questo appartamento, che sembra vivere la sofferenza di chi lo abita. Antonella, con la premura di una brava padrona di casa ci ha accolto. Ha lo sguardo dolce e assorto. Quello che solo un genitore di fronte alla perdita di un figlio può avere. Smarrita in un’ esistenza “sospesa”. Si vive come dentro una bolla di sapone, che vaga “ad occhi chiusi”, a rimbalzi , alla ricerca della verità, tra silenzi “istituzionali” e “garbugli burocratici” – questo il senso delle sue parole-. Lo sguardo di questa donna è spento. Ha il volto stanco, quello delle tante notti passate insonni a guardare il soffitto a chiedersi il perché. Ha i movimenti nervosi, tipici delle persone che “spaccherebbero il mondo”, ma devono, invece, rispettare le regole e soprattutto trasmettere forza ai membri della famiglia più deboli, dilaniati dall’incredulità, come il papà Marcello, che sembra spegnersi ogni giorno assieme alla speranza di rivedere “affiorare” il figlio. Non si fa la tinta ai capelli da tempo memorabile, Antonella, si trascura, non ha pace, ma compensa la sua voglia di “dare” sfamando il canarino, il cagnolino, il pesce rosso ed il cincillà , che le tengono compagnia in cucina. “Lotterò fino alla fine per sapere cosa è successo e perché mio figlio non è tornato e forse non tornerà più ” – dice -. Apre l’album delle foto. I suoi ricordi, a cui si aggrappa per non “annegare”. “Mio figlio amava il mare, era una passione nata insieme a lui. Da piccolo giocava con una sedia sgangherata della nonna, piantava chiodi e chiodini e si era creato la sua barchetta. A 8 anni, ancora succhiava i ciucci credetemi, s’imbarcò con il nonno e se ne andò in Grecia per circa un mese. In bocca il succhiotto mentre preparava le “lenze. A 15 anni acquistò il suo primo gozzo, a 19 la barca con cui usciva con il padre per la pesca locale. Poi gli venne affidata la Fatima. Quell’imbarcazione non mi è mai piaciuta, forse avevo un presentimento. “ Lui, invece, era felice di essere al comando di una nave più grande. Il mare e le sue sfide lo attiravano- dice Monica Patania, la sua giovane moglie-. Voleva guadagnare di più per darlo ai suoi figli. Vede – spiega- Gianluca ha due figli con la sua prima moglie, Dalila di 16 anni e Marcello di 13 anni, con me ha avuto Kimberly di 11 anni, Veruska di 5 anni e Giuseppe di 4 anni. Non ha fatto mai mancare nulla ai suoi bambini, preferiva rimanere senza soldi in tasca lui ma a casa non faceva mancare nulla. E’ sempre stato attento coi suoi figli, premuroso, mai un ceffone e la sua mancanza pesa nelle nostre vite. Mia figlia più grande, che sa tutto, cerca di consolare me, sta crescendo in fretta. Il più piccolo si mette a tavola al posto del suo papà e lo sta aspettando. A volte mi dice “ma papà perché stavolta sta facendo così tardi a rientrare”. Mi spezza il cuore. Come andiamo avanti? Io lavoro come addetta alle pulizie per qualche ora al giorno in una scuola, per fortuna ho il sostegno di mia madre che vive con me nella casa popolare in cui risiediamo. Non chiediamo nulla a nessuno, anche se l’ex sindaco di Siracusa Visentin, ci elargì un contributo di circa mille e cinquecento euro. Il nostro è un dolore misto alla rabbia di non sapere. Nessuno ci dà informazioni sull’evoluzione del caso. Mio marito per come era fatto avrebbe fatto di tutto per farci avere sue notizie. C’è chi, addirittura, ha ipotizzato che potesse essere stato coinvolto in qualche affare, ma lui era un tipo che temeva di fare passi sbagliati, non avrebbe rischiato e soprattutto non sarebbe mai stato tanto tempo così lontano dalla sua famiglia. Ci sentiamo le porte chiuse in faccia dallo Stato. Sembra non interessare a nessuno questa triste vicenda di mio marito. Troppi aspetti rimangono poco chiari. Mio marito ha fatto da paciere ed è rimasto coinvolto? Mio marito era moribondo ed è stato buttato in acqua? Mio marito è tenuto prigioniero da qualche parte? Mio marito è morto? Sono le domande che ci facciamo ogni giorno e nessuno sembra in grado di risponderci. “Anche la solidarietà nei confronti della nostra famiglia è molto limitata – spiega Antonella-. Alle manifestazioni di sensibilizzazione più che la cittadinanza abbiamo visto spiegate solo Forze dell’Ordine. Il mio cuore di mamma sicuramente continua a pregare affinché mio figlio sia salvo da qualche parte, ma è passato troppo tempo e vorrei anche avere un luogo dove andare a piangere. Ma la verità quella si , deve emergere, la pretendo”. Io tutti i giorni cerco di sostenere i miei nipoti. Mio nipote Marcello non si rassegna all’eventuale morte del padre. Lui lo vede come uno forte, che nessuno poteva spezzare. “Vorrei svegliarmi da questo incubo tremendo – dice la sorella Anna, ragazza discreta, educata, ma che all’occasione sa tirare fuori le unghie-. L’attesa è estenuante ma anche l’indifferenza mostrata dalle autorità sul caso. Vogliamo sapere, abbiamo il diritto di conoscere come sono andati i fatti”. Anche se per i familiari la vita risulta insopportabile , la stessa continua il suo ciclo. Carmelo, fratello di Gianluca, al quale era legatissimo, ha avuto un bellissimo bambino che ora porta il nome dello zio, che non ha mai conosciuto e che forse mai conoscerà se non attraverso i racconti di chi lo ha amato e chiede “GIUSTIZIA”.
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