CALDARELLA 1 PIANOLA MEDICINA SPORTIVA SALVA LA VITA

 

Prima di dedicarsi a qualsivoglia disciplina sportiva è bene sottoporsi a visita specialistica preventiva. Anche se per gli amatoriali la legge non impone approfondimenti diagnostici il consiglio è quello di recarsi in un ambulatorio di Medicina Sportiva ed eseguire almeno l’elettrocardiogramma. Purtroppo, sebbene in netto calo, si verificano ancora morti improvvise dell’atleta e danni da sovraccarico agli arti , specie in fisici in fase di sviluppo come quelli dei bambini ed adolescenti .

 

 DI MASCIA QUADARELLA

 

La morte improvvisa di un ragazzino, mentre gioca al pallone nella palestra di una scuola, o mentre fa una semplice corsetta a bordo campo, lascia sempre sgomenti, affranti e fa porre  mille interrogativi, purtroppo con il senno del poi, che non serve a ridare la vita a chi l’ha persa. Fatti i dovuti scongiuri, per questo motivo è importante mettere in campo tutte le forme di prevenzione possibili, che evitino epiloghi tragici, come quelli riportati nelle pagine di cronaca e che tanto male fanno, soprattutto a chi è genitore. Prima di far dedicare il proprio figlio ad una disciplina sportiva è fondamentale  valutare le sue reali condizioni fisiche, affidandosi al  pediatra di base, o ancora meglio facendolo sottoporre ad  un’accurata visita specialistica di medicina sportiva, che offre sicuramente un quadro clinico più chiaro e dettagliato. In tal senso, con estremo rigore era intervenuto il decreto Balduzzi, che suddivideva le pratiche atletiche in tre categorie richiedendo certificazioni ed ulteriori indagini diagnostiche ad hoc, tra cui l’elettrocardiogramma. Indicazioni stravolte, pochi mesi dopo, dalla conversione in legge del Decreto del Fare che  “per promuovere la pratica sportiva e per non gravare cittadini e Sistema Sanitario Nazionale  di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni, ha soppresso l’obbligo di certificazione per l’attività ludico-motoria e amatoriale previsto dall’articolo 7, comma 11, del sopracitato decreto. Fermo restando, comunque,  l’obbligo di certificazione presso il medico o pediatra di base per l’attività sportiva non agonistica. Saranno i medici o pediatri di base a stabilire se i pazienti necessitano di ulteriori approfondimenti”.“Non molto si sa con certezza sul rischio di morte improvvisa connesso all’attività fisica in giovani atleti; si sa, però, che l’attività competitiva aumenta di circa 2.5 volte il rischio.  Le cause più frequenti sono rappresentate da patologie cardiovascolari silenziose, a decorso subclinico, come la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro e le anomalie congenite delle coronarie, le cardiopatie aritmogene genetiche, la cardiomiopatia- spiega il dottor Mariano Caladarella, responsabile dell’Ambulatorio di Medicina dello Sport dell’ASP8 di Siracusa-. L’attività sportiva non è “di per se stessa” una causa della mortalità aumentata ma, piuttosto, agisce come causa scatenante per l’induzione di aritmie letali su un substrato miocardico preesistente – continua lo specialista-. Le cardiomiopatie, le anomalie congenite delle coronarie e le alterazioni dei canali ionici o canalopatie negli atleti minorenni, mentre, la cardiopatia ischemica negli atleti con età superiore ai 35 anni,  sono la causa di gran lunga più comune di mortalità legata allo sport . Si tratta, dunque, di problemi che spesso dipendono dall’attività  “elettrica” del cuore. Grazie ad un’attenta campagna di screening, tuttavia, il tasso di mortalità improvvisa si è abbassato del 90 per cento. Tale decremento  è espressione del perfezionamento diagnostico da parte dei  medici dello Sport e dei cardiologi che svelano le cardiopatie aritmogene, in primo luogo la cardiomiopatia ipertrofica e l’aritmogena del ventricolo destro. L’utilizzo dell’ecocardiogramma, fondamentale, non deve far tralasciare, però, l’anamnesi familiare del paziente: di fatti,  la maggior parte delle cardiopatie a rischio di morte improvvisa da sport è geneticamente determinata e sintomi quali sincope e/o pre-sincope da sforzo o cardiopalmo o dispnea da sforzo devono richiedere obbligatoriamente un approfondimento diagnostico accurato. E’ bene, comunque, ricordare che non può esistere uno screening in grado di salvare tutti gli atleti a rischio di arresto cardiaco: alcune condizioni, come la cardiopatia ischemica e le anomalie congenite delle coronarie, possono non avere alterazioni sull’ECG sia di base, che da sforzo. Oppure, un arresto cardiaco come conseguenza di un violento trauma toracico, non può essere evitato . L’attività fisica nei bambini, dalla struttura muscolo-scheletrica in formazione e continua evoluzione, va guidata da preparatori esperti – suggerisce il medico-. Se gli adulti possono, relativamente, permettersi il fai da te, i piccoli atleti vanno seguiti scrupolosamente, poiché movimenti viziati o frequenti traumi possono influire negativamente sullo sviluppo corporeo o creare diverse tipologie di lesioni. Gli effetti negativi del sovraccarico funzionale  – spiega il dottor Caldarella- si manifestano prevalentemente ai danni degli arti inferiori. Il ginocchio risulta, per incidenza statistica, la parte più colpita. Tra le sindromi, quella di Osgood-Schlatter che  è un processo degenerativo a carico della tuberosità tibiale. Colpisce prevalentemente i maschi, dell’età compresa  tra i 10 ed i  15 anni e si manifesta con dolore locale intenso e gonfiore in corrispondenza della tuberosità tibiale, che migliora con il riposo e peggiora sotto sforzo. Un’altra forma di osteocondrosi di frequente riscontro è quella localizzata al calcagno e insorge fra gli 8 e i 13 anni, con dolore concentrato nella parte posteriore del tallone. Traumi ripetuti, infine, possono contribuire alla manifestazione della malattia di Legg-Calvè-Perthes, che consiste in un’alterazione di tipo necrotico-degenerativo, ad eziologia incerta, che colpisce il nucleo epifisario della testa del femore, causandone una necrosi vascolare. Ne sono colpiti  maggiormente i bambini tra i due ed i 12 anni”- conclude il dottor Caldarella-. Presso l’Ambulatorio dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Via Brenta, previo appuntamento, che si può fissare chiamando lo 0931-484377, pagando il ticket, o scegliendo la formula intramoenia che ha il costo di circa 30 euro, è possibile sottoporsi a : visita medico-sportiva con anamnesi personale, familiare e antropometrica. Esame spirometrico per la valutazione della capacità respiratoria; valutazione cardiologica con esame ecocardiografico, ECG a riposo e dopo sforzo con calcolo I.R.I., oppure al ciclorgometro a manovella,  per gli atleti diversamente abili; valutazione ecografica dell’apparato muscolo-tendineo ed articolare.

 

 

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