IL già presidente della Circoscrizione Tiche, Fabio Fazzina, oggi candidato del PD, fa una disamina sulla gestione del servizio di bike sharing nel capoluogo, individuando gli estremi per una denuncia alla Corte dei Conti. Un argomento trattato da diversi mesi , nell’arco dei quali , rassicurazioni in merito alla riattivazione del servizio , da rendere efficiente, da parte dell’ente gestore.

“Per compiacere il Gabibbo, nel dicembre del 2012, l’ex assessore alla mobilità Basile si affrettò ad annunciare urbi et orbi che il servizio Go Bike era stato finalmente riattivato – scrive in una nota Fabio Fazzina – Purtroppo, come sappiamo, questo servizio non è mai ripartito in maniera effettiva”. “I numeri sono davvero impietosi ed inequivocabili e dimostrano il totale fallimento di un progetto costato alla collettività milioni di euro”. “Delle quindici ciclo-postazioni sparse per la città costate 874.130 euro provenienti da un cofinanziamento del Ministero e dalla Regione, sei sono fuori uso e nelle altre sono collocate solo una quarantina di biciclette. Che fine hanno fatto – si chiede Fazzina – le altre 350 biciclette normali e le 150 a pedala assistita, gentile omaggio dell’ex Ministro Prestigiacomo alla sua città? In che modo è stato speso il contributo di 500.000 euro per la gestione e la manutenzione del servizio di bike sharing?”. “Delle oltre 2000 tessere disponibili all’inizio del servizio (aprile 2009) ben 1168 non sono più attive e 860 non sono mai state utilizzate. Ne rimangono solo 44”. “L’ex assessore Basile – prosegue Fazzina – ha poi lasciato in totale stato di abbandono e prive di protezione le colonnine che, nel tempo, sono state oggetto di atti di vandalismo: le maschere esterne di protezione sono state asportate, lasciando le schede esposte agli agenti atmosferici. Alcune colonnine, poi, sono state “riconvertite” a comodi contenitori portarifiuti. Il tutto senza alcun controllo, anche a causa della mancata attivazione del servizio di videosorveglianza”. “Inoltre, sorge spontaneo il sospetto che le biciclette destinate a Siracusa siano uno “scarto” perché assolutamente inadatte per il servizio di bike sharing”. Nelle città dove è reale e seria la volontà di perseguire la cultura della mobilità sostenibile – continua Fazzina – le biciclette utilizzate sono a trazione cardanica, sono dotate di ruote antiforatura e hanno il cambio incorporato nel mozzo; tutto questo per evitare atti di vandalismo e rotture del mezzo.Nessun serio esperto del settore, infatti, è stato contattato dall’allora amministrazione Visentin per una consulenza sul tipo di biciclette migliori e più adatte per fare partire il servizio anche nella nostra città”. “E’ molto probabile, invece, che le biciclette inviate a Siracusa fossero destinate al altro scopo e sono state “riadattate” per inscenare la passerella mediatica rappresentata dal “G8 Ambiente” nell’aprile 2009”. “Ma non è tutto, alla già sconcertante vicenda del “Go-Bike” è opportuno ricordare che il Comune di Siracusa acquistò 8 minibus elettrici per un costo complessivo di 1.044.398 euro. Il Ministero dell’Ambiente finanziò solo 252.000 euro dell’intero importo mentre, la restante parte di 792.000 euro, fu coperta dall’allora amministrazione Bufardeci, che pensò bene di accendere un altro mutuo”. “Dopo pochi mesi di attività, però, questi bus elettrici sono spariti dalla circolazione e sono stati abbandonati all’ex Mercato Ittico, dove da parecchi anni sono parcheggiati e ricoperti da una spessa coltre di polvere, ormai praticamente irrecuperabili, visto che la loro riattivazione richiederebbe un’ulteriore spesa di decine di migliaia di euro per sostituire tutte le batterie scariche. Batterie che, non essendo agli ioni di litio, si sono rivelate inadatte alla ricarica continua”. “Ma queste banali considerazioni di utilizzo delle moderne tecnologie non pare abbiano sfiorato minimamente l’amministrazione comunale, che ha preferito acquistare mezzi obsoleti destinati ad una breve vita”. “Ci sono – conclude Fazzina – motivi fondati per interessare di tutta questa vergognosa vicenda la magistratura contabile affinché faccia luce su quest’ennesimo incredibile spreco di denaro pubblico. È necessario che si individuino eventuali responsabilità nei confronti di chi avrebbe dovuto curare e garantire il servizio e, invece, non ha operato nell’interesse della collettività, e si appuri la verità su una vicenda così sconcertante, specchio fedele di come siano stati spesi in modo disinvolto milioni di finanziamenti pubblici”.

No Comments